Avere una buona mira significa possedere quella capacità di imbracciare un’arma, collimando i tre punti cruciali: occhio (o meglio occhi, perché entrambi devono essere aperti e convergenti sul mirino), mirino e bersaglio grazie all’abilità nel riuscire ad allinearli e a centrare quest’ultimo.
Tuttavia, spiegato in questi termini il concetto di mira risulta essere troppo riduttivo.
Di sicuro, questo termine, risulterebbe più comprensibile rapportato all’attività del tiro statico (ad esempio con la carabina o cartuccia a palla) ma per quello dinamico come il tiro al volo, che sia trap, skeet o compak, esso rappresenta solo una parte del complesso sistema che si deve mettere in moto per riuscire nell’intento di colpire il bersaglio rompendo il piattello.
L’attività in pedana vista dall’esterno può forse apparire semplice.
Osservare quelle nuvolette che, dopo lo sparo, colorano l’aria nei pressi della fossa da cui escono i piattelli, sembra un gioco da ragazzi, ma solo chi pratica o ha praticato il tiro a volo sa quante variabili entrano in gioco.
Nulla di semplice e di scontato pertanto, ma neanche di impossibile ed irraggiungibile con qualche buon consiglio e un buon numero di ore di pratica.
In questo articolo parleremo, infatti, di:
La posizione in pedana
Assumere una buona posizione in pedana, agevola moltissimo nella pratica del tiro a volo perché coadiuva il tiratore nell’ottenere la migliore prestazione, trasformando il corpo umano in un vero e proprio sistema di puntamento.
Ma andiamo in ordine: si parte dalla “ready position”, cioè la posizione di partenza che si assume quando si è in pedana.
Benché interessi comunemente parti del corpo come piedi, mani e braccia, la testa, può dare un contributo concreto anche alla vista e, quindi, alla mira, che in questa fase intenderemo come capacità di percepire il bersaglio appena si palesa.
Infatti, quando si è in questa posizione statica di attesa, è importante tenere lo sguardo puntato verso l’orizzonte e non verso terra, errore molto comune.
In questo modo l’occhio si abitua alla visuale ampia, alla luce e allo spazio ed è pronto a inquadrare qualsiasi oggetto transiti all’interno del campo visivo.
Tenendo, invece, la testa bassa e abituando l’occhio a guardare oggetti a distanza ravvicinata e spazi stretti, si perdono quelle frazioni di secondo necessarie all’organo per abituarsi alla diversa prospettiva e alla luce una volta che si guarderà nella fossa.
Se da questa posizione, infatti, si dovesse chiamare e far transitare il piattello, il tempo perso a riabituare l’occhio alle distanze non consentirebbe di ingaggiare il bersaglio in anticipo e di colpirlo.
La posizione di tiro risulta essere diversa da quella di attesa.
Una buona mira non può prescindere da una corretta posizione in pedana che deve essere tale da conferire la giusta stabilità al corpo nell’azione di contrasto della forza di rinculo, ma, al tempo stesso, deve consentire anche la giusta flessibilità e fluidità dei movimenti, del tronco in particolare.
Per questo motivo, molti tiratori tendono a ricercare prodotti che possano attenuare la sensazione di rinculo, in modo da assumere posture sempre più naturali e fluide, piuttosto che rigide.
L’utilizzo del calcio Futur-K6AM serve proprio a questo scopo, in quanto grazie al sistema di ammortizzamento che riduce l’effetto di rinculo, consente al tiratore di mantenere una posizione più morbida, elastica e reattiva che altrimenti non potrebbe avere senza correre il rischio di sbilanciare il corpo perdendo la linea di mira ed il bersaglio.
Per ottenere una buona posizione è importante conoscere la traiettoria dei piattelli che raggiungono altezze variabili, da 1,5 mt a 3 mt, con angolazioni da 0° a 30° sia a sinistra che a destra, inoltre:
- Le gambe devono essere leggermente divaricate e i piedi orientati come la posizione delle lancette di un orologio che segna le ore 13:10
- I talloni devono stare distanti tra loro 25 / 30 cm
- Il tronco deve avere una posizione inclinata in avanti di 15° in appoggio sulla gamba anteriore.
Assumendo tutte queste posizioni, il tiratore avrà la più ampia capacità di muoversi a destra, a sinistra e verso l’alto.
Il tiratore, con gli occhi fissi sulla fossa da dove uscirà il piattello, chiuderà il fucile tenendo una mano sul copricanna e il calcio sotto l’ascella, porterà quindi l’arma in spalla e appoggerà lo zigomo sul montecarlo.
Il collo non dovrà essere troppo allungato altrimenti si otterrà rigidità che inficerà la linea di mira specie sui piattelli laterali. I gomiti dovranno essere leggermente orizzontali e divaricati, le spalle parallele al terreno.
A questo punto una volta imbracciata l’arma, prima della chiamata del piattello, è consigliabile puntare il mirino 10 cm sotto il testimone sulla fossa.
Puntare troppo in alto o troppo in basso comprometterebbe dover muovere gli occhi per primi nel seguire il bersaglio in movimento senza però essere seguiti dall’arma.
Occhi, bindella e mirino dovranno essere un tutt’uno e muoversi all’unisono.
La presa dell’arma: impugnatura e mira
Una cattiva impugnatura è la prima causa di errori di mira e di tiri a vuoto.
La scarsa capacità di impugnare l’arma in modo sicuro, sia all’altezza del calcio che del copricanna, provocherà uno scarso allineamento occhio, bindella, mirino, bersaglio, causando, inoltre, un movimento poco scorrevole, controllato e sincronizzato verso il bersaglio.
Mani e braccia, infatti, non solo devono sorreggere l’arma, ma la devono stabilizzare e far “unire” fisicamente il tiratore al fucile.
I punti di presa del fucile sono importanti perché agevolano i movimenti fluidi e aiutano a minimizzare i movimenti verso il piattello, cioè ad effettuare movimenti corti, esercitando maggior controllo sull’azione che si sta svolgendo.
È questo il motivo per il quale, soprattutto nei prodotti armigeri più all’avanguardia nel campo del tiro a volo, si trovano impugnature ergonomiche che si adattano completamente alla mano del tiratore, rispettandone larghezza e lunghezza, e consentono di tenere l’arma ben salda ma in modo naturale, senza affaticare eccessivamente la muscolatura.
È il caso di prodotti come il calcio adattabile Futur K6-AM che, consentendo di intervenire sulla parte lignea dell’impugnatura, permette di ottenere un prodotto su misura per le esigenze del tiratore.
Il volo del piattello
Una volta effettuata la chiamata con voce secca e corta (che aiuta a mantenere la concentrazione), solo dopo qualche decimo di secondo apparirà il piattello lanciato dalla macchina.
Al tiratore occorrerà un decimo di secondo per captare il movimento del bersaglio e due decimi per focalizzarlo, ed è in questo momento che si commette il comune errore di muovere solo gli occhi distogliendoli dalla bindella e dal mirino per seguire il bersaglio, lasciando fermo il resto del corpo.
Così facendo però, come ovvio, i due colpi a disposizione fenderanno solo l’aria.
Viceversa, riuscire a visualizzare il piattello attraverso la linea delle canne muovendo fluidamente arma e corpo nella direzione del piattello, aumenterà la possibilità di colpirlo.
Il movimento dell’arma: movimenti fluidi e calcolo d’anticipo
Il movimento dell’arma e del corpo che seguono la traiettoria del piattello non devono mai essere a scatti e fuori controllo.
Solitamente questi atteggiamenti dipendono da una scarsa concentrazione del tiratore al momento della chiamata. La mente che pensa, infatti, non consente all’occhio di vedere.
Il tiratore, quindi, deve avere la capacità di creare un vuoto mentale che si tradurrà in un movimento fluido, scorrevole e controllato, volto ad agganciare il bersaglio ed a sopravanzarlo quel che è necessario per frantumarlo.
Sicuramente la velocità dell’arma dovrà essere superiore a quella del piattello, pertanto la condizione migliore sarebbe quella di aumentare la capacità di mira e del colpo d’occhio, in modo da riuscire a colpire il bersaglio con un movimento corto e sciolto nei primi metri dall’uscita della fossa.
Il movimento dell’arma non può prescindere dal calcolo dell’anticipo, ricordando che il piattello esce dalla fossa a 120 km/h (90 nelle specialità compak) e che perde velocità a contatto con l’aria. Quindi più metri percorre più rallenta.
La stessa cosa accade al piombo delle nostre munizioni: si deve trovare il punto limite entro il quale si possono sfruttare al meglio le capacità dell’arma, la massima resa delle munizioni e, perché no, le qualità del tiratore.
Sparare d’anticipo non vuol dire avere solo mira ma anche il giusto intuito, perché significa sparare dove ancora il bersaglio non è arrivato.
Per contro, sparare al bersaglio non “giocando” d’anticipo, vorrebbe dire rimanere indietro (essendo l’oggetto in movimento) e non riuscire più a centrare l’obbiettivo.
Questa capacità si affinerà sempre più con la pratica, la concentrazione e l’allenamento.
Il calcio incide?
La risposta è sì, perché il calcio è l’elemento che fa da trait d’union tra arma, tiratore e bersaglio.
Esso racchiude in un connubio capacità e qualità, senza tralasciare l’influenza sulle dinamiche della mira.
Infatti, una cattiva calciatura non consentirà mai di avere una buona mira, per quanto infallibile sia il tiratore.
Ma per essere ben sicuri che la mancata rottura dei piattelli dipenda dal calcio sarà necessario prima effettuare delle serie di prove, almeno una decina.
In seguito, una volta individuato il problema, si potranno apportare le giuste modifiche al calcio.
Tuttavia, in questi casi, per chi possiede calciature come il Futur K6AM, risulterà più semplice ed economico trovare la giusta soluzione alle proprie esigenze, avendo a disposizione un prodotto che consente di apportare le modifiche in loco senza bisogno di ricorrere a calcisti o armaioli che normalmente intervengono sul legno delle calciature classiche.
Una preoccupazione in meno per il tiratore che dovrà solo pensare alla mira e alla giusta concentrazione in pedana.
Come mirare nel tiro a volo: conclusioni
Si è ben capito, quindi, che quando si parla di mira nell’attività del tiro al volo non si intende solamente la qualità a sé stante che deve possedere il tiratore, ma è il risultato di una serie di fattori soggettivi ed oggettivi che si intrecciano fra loro creando un unicum dal quale poi nascerà una vera e propria capacità di interazione tra il tiratore e l’attività di tiro stessa.
In questo modo, il tiro al volo si trasforma in un gioco divertente, un crescendo che metterà sempre alla prova le qualità di ogni tiratore.