Colpire un piattello, sia che si pratichi la specialità del Trap o dello Skeet, non è una cosa poi così difficile per chi possiede un minimo di confidenza con le armi da fuoco a canna liscia e una certa praticità con il tiro in movimento.
L’aspetto difficile sta nel rompere tutti i piattelli della serie, uno dopo l’altro in modo costante, ma ancora più difficile è ricominciare a romperli dopo che se ne è sbagliato uno, senza demoralizzarsi, facendo una rapida analisi del motivo da cui è scaturito l’errore.
Cerchiamo allora di analizzare gli errori più frequenti che condizionano le prestazioni di chi pratica il tiro a piattello, per provare ad evitarli.
Quali sono gli errori più comuni nel tiro a piattello?
Possedere la corretta conoscenza della tecnica e avere i giusti mezzi per praticare il tiro a volo rappresentano una soluzione che farà evitare molti dei più comuni e frequenti errori al tiratore.
Chi intende praticare assiduamente i campi da tiro e vuole ottenere dei risultati – o trovare dei consigli pratici per diventare un tiratore professionista – è bene che sappia che:
- La posizione da assumere in pedana è fondamentale
- L’allenamento deve essere costante
- Deve possedere un’arma personalizzata con un calcio regolato a misura sulla sua corporatura
- Deve sparare munizioni che rispettano i suoi tempi di reazione e lo stile di tiro.
Questi semplici regole rappresentano già il primo passo verso l’ottenimento di buoni risultati.
Vediamo di seguito gli errori più frequenti nel tiro a piattello.
1. La non corretta imbracciata del fucile da tiro
Molti tiratori professionisti ritengono che la fase in cui si imbraccia il fucile in pedana, ancora prima di chiamare il piattello, rappresenti il momento cruciale in cui si decide se il tiratore riuscirà o meno a rompere il suo piattello.
Infatti, sia nel Trap che nello Skeet, molti tiratori alle prime armi posizionano erroneamente le canne troppo in basso puntando la fossa, o tengono il fucile con un angolazione errata nello Skeet mentre attendono che si palesi il piattello.
Questi errori obbligano il tiratore a compiere movimenti eccessivi che possono causare due inconvenienti fondamentali:
- Il primo è che la linea di mira, essendo posizionata troppo in basso rispetto al bersaglio o troppo angolata, induce a perdere tempo nella fase di intercettazione ed aggancio del bersaglio.
In questo modo produce colpi sparati in ritardo o eccessivamente in anticipo, nel tentativo di recuperare, consentendo al bersaglio di raggiungere distanze estreme in cui la rottura diventa sempre più difficoltosa - Il secondo inconveniente riguarda, invece, il numero eccessivo di movimenti che il tiratore farà alla ricerca della traiettoria del bersaglio che produrrà impostazioni di mira errate.
Da un corretto modo di imbracciare dipende anche la giusta impostazione dell’arma in spalla. È un aspetto molto importante che il fucile sia ben saldo e in posizione prima di chiamare il piattello e prima di premere il grilletto.
Altrimenti si otterrà come risultato quello di avere una presa debole sull’arma che diventerà instabile specialmente dopo aver esploso il primo colpo, rendendo difficoltoso il tentativo di recuperare di seconda canna.
Per affinare questa fase, evitando errori nell’imbracciata e nella solidità della presa, è opportuno:
- Fare alcune chiamate in bianco, cioè senza sparare
- Allenarsi oltre che sul campo anche a casa, magari davanti a uno specchio
È necessario sottolineare che una presa salda non vuol dire rigida, ma sicura!
2. La chiusura di un occhio nella mira al piattello
Uno degli errori più comuni che si commette sparando con un fucile è quello di chiudere l’occhio che non si trova in linea con la bindella.
Alcuni ritengono che in questo modo si migliori la mira, in quanto l’occhio dominante è quello che serve per centrare il bersaglio.
Il concetto potrebbe essere giusto ma non è sempre assodato che si conosca quale sia il nostro occhio dominante e potremmo nel frattempo perdere tanti bersagli.
Sparando con entrambi gli occhi aperti, non solo si evita questo problema ma si aumenta il campo visivo e la possibilità di cogliere prontamente il bersaglio appena si palesa.
Inoltre, non chiudere l’altro occhio consente al “nostro sistema di puntamento” di raccogliere tutta una serie di informazioni, come:
- Traiettoria
- Angolazione
- Velocità del bersaglio
3. La scarsa rotazione del busto
La scarsa capacità di ruotare il busto o una scarsa elasticità di questa parte del corpo produce una difficoltà a seguire e colpire il bersaglio, specialmente sui tiri laterali, non riuscendo a portare il giusto anticipo.
La scarsa rotazione del busto può dipendere anche da una errata posizione in pedana che spinge il tiratore a spostare il fucile con le braccia anziché muovere il busto.
Questo avviene soprattutto nella fase terminale dell’azione quando si tira il grilletto, provocando uno sbilanciamento generale di tutto il corpo.
La capacità di rotazione del busto dipende quindi dall’assumere una corretta posizione in pedana, con i piedi e le gambe perfettamente in linea.
Per fare una prova della capacità di rotazione e di correttezza della posizione, basta seguire un piattello immaginario laterale, come la lepre nel Compack o il traversone nel Trap, quando si avvertirà una tensione nel muscolo posteriore della gamba vuol dire che si sarà raggiunta la massima apertura.
Bene, valutando l’ampiezza di questa si capisce se si devono apportare correzioni alla posizione di base per migliorarla, favorendo una rotazione più elastica e proattiva.
4. La testa inclinata dal “pull” fino alla rottura del piattello
Giù la testa!
Non si tratta della parafrasi di un celebre film di Sergio Leone, bensì del fatto che la testa del tiratore deve andare giù sul calcio, diritta senza inclinarsi di lato per cercare di allineare l’occhio con la bindella.
Tale posizione deve essere mantenuta durante tutta la fase che va dal “Pull” fino alla rottura del piattello.
Capita spesso che molti tiratori, per osservare il bersaglio quando parte o per valutare dove viene indirizzato il colpo, alzino la testa poco prima di iniziare a seguire la traiettoria o di tirare il grilletto.
In questo modo si perde l’allineamento corretto occhio-bindella e la linea di mira e, quindi, la possibilità di centrare il colpo.
Altro errore che riguarda il corretto allineamento in asse di collo e testa, avviene quando si è in attesa del rinculo.
Quando si sparano munizioni troppo veloci, infatti, e non si hanno dei buoni sistemi di ammortizzamento nei calci, si tende ad irrigidire il collo poco prima di premere il grilletto in attesa del rinculo, modificando la posizione della testa e, quindi, di tutto l’allineamento.
Una corretta posizione, agevolata anche dai moderni sistemi di ammortizzamento contenuti nelle nuove calciature tecniche, come il Futur-K6AM, prevede che sia tutto il corpo del tiratore invece ad accogliere l’arma, assorbendo il poco rinculo che rimane con tutto il corpo per neutralizzarlo, senza opporsi a tale forza con la rigidità.
5. Una imprecisa modalità di tiro al piattello
Essenzialmente si distinguono due tipi di tiratori in pedana:
- Quelli che sparano di istinto
- Quelli che preferiscono seguire il piattello fluidamente per poi colpirlo
In entrambi i casi si possono commettere degli errori che si tradurranno in uno “zero”.
Il tiro di istinto è uno dei più affascinanti ed esteticamente belli, in quanto consente al tiratore di fulminare il piattello appena si palesa nel suo campo visivo.
Ma è un tiro che non tutti riescono a fare e che richiede soprattutto un’impostazione di tiro ben salda e una posizione perfetta in quanto il tiratore che usa questa tecnica mira pochissimo, o non mira, il bersaglio ma spara quasi di stoccata con un movimento secco e deciso.
Questo può causare dei facili errori in quanto, se si anticipa troppo la fucilata con la rosata ancora troppo chiusa o non si ha l’arma bene in mira, il bersaglio andrà via indenne.
Il tiratore che utilizza una tecnica più fluida, invece, che segue la traiettoria del piattello per sparare con fucile in movimento, può anche avere la possibilità di correggersi durante la traiettoria regolando meglio la mira.
Il problema in questo caso potrebbe essere rappresentato dal lasso di tempo eccessivo che si impiega per sparare che porterebbe il piattello fuori della portata utile dell’arma rendendolo irraggiungibile dai pallini.
6. Troppi movimenti in pedana prima del tiro
Infine, è bene ricordare che in pedana è necessario fare pochi ma essenziali movimenti, da quando ci si posiziona fino a quando si rompe il piattello.
È necessario, pertanto, ripassare e rivedere i movimenti che si eseguono, anche a fucile scarico, per eliminare quelli superflui e memorizzare, automatizzandoli, quelli fondamentali.